GdL Febbraio: Exit West di Mohsin Hamid

[di Teresa Iannotta @bee_book_a_lula]

La trama di Exit West

Exit West racconta la storia di Nadia e Saeed, due giovani che si incontrano e si innamorano sullo sfondo di una città sempre più martoriata dalla guerra civile. Nadia è una donna forte e indipendente, appassionata e sensuale. Saeed onesto, trasparente, sincero. Prima solo come apparizione contingente, poi come protagonista, la Storia si fa largo nella narrazione, presentandoci un paese non precisato (ma probabilmente appartenente al Medio Oriente) in cui i personaggi, pagina dopo pagina, vedono la propria quotidianità completamente sconvolta e distrutta. Quello che prima era un luogo da chiamare casa diventa per i protagonisti l’orrore a cui sfuggire.

Nadia e Saeed vengono però a sapere che esistono delle porte, veri e propri passaggi che connettono luoghi geograficamente lontanissimi tra loro, e decidono di lasciarsi la guerra alle spalle, in cerca di una nuova vita. Attraversano quella soglia guidati dalla speranza e cominciano un viaggio che li trasforma in profughi alla ricerca di un luogo sicuro. Un viaggio che non li porterà solo in luoghi e situazioni molto diverse e talvolta difficili, ma che vedrà anche il loro rapporto mutare e crescere insieme a loro.

Le porte, il viaggio, la condizione di migranti

Foto scattata da Francesca Pani per Staffetta Umanitaria.

Quella di Nadia e Saeed è l’odissea di due migranti, che, come milioni di altre persone nella stessa condizione, perdono ogni cosa, ma non si rassegnano a rinunciare anche a speranza e dignità. Attraversare quelle porte, infatti, anche se li allontana dalla guerra, dalla fame e dalla morte da cui stanno fuggendo, non implica necessariamente un miglioramento totale della loro condizione. Le porte, seppure “magiche”, rappresentano quegli stessi confini che i migranti si ritrovano a dover attraversare, affrontando le difficoltà e i problemi dell’essere sempre e comunque considerati dei profughi.

La narrazione di Mohsin Hamid si snoda in modo molto veloce e fluido in questo breve romanzo che ci porta a viaggiare tra luoghi e tempi diversi insieme ai protagonisti. Il ritmo di scrittura (e così la lettura) sembra farsi sempre più concitato pagina dopo pagina, in accordo con il ritmo con cui le cose cambiano nelle vite di Nadia e Saeed, quasi come se precipitassimo insieme a loro attraverso un turbine di luoghi, incontri, paure e speranze.

La simbologia più forte presente in questo libro è senz’altro quella che vede le porte diventare i confini che i profughi cercano di attraversare per sfuggire alla guerra e alla morte. Dapprima in modo un po’ oscuro: Hamid ci presenta infatti, quasi come fossero piccoli lampi, le scene di persone che si ritrovano d’improvviso in luoghi diversi del mondo come se vi si materializzassero di colpo; poi ne spiega la dinamica e costruisce intorno a questi passaggi il simbolo della speranza di una nuova vita. Sebbene le porte costituiscano un elemento di realismo magico all’interno della narrazione, una volta attraversate, i profughi si ritrovano di fronte a tutti i problemi e le tragedie che la loro condizione implica, lasciandoci l’impressione di un libro comunque molto realistico, nonostante gli inserti sovrannaturali.

Essere profughi

Lasciarsi indietro le persone amate, sapendo di condannarle a una morte certa: questo è solo uno dei dilemmi morali a cui i protagonisti sono sottoposti, e che conducono inevitabilmente i due giovani a crescere e maturare molto più velocemente di quanto non avrebbero fatto altrimenti. La scelta di attraversare una porta, non potendo portare con sé le persone amate, è tanto difficile quanto essenziale. Nadia e Saeed impareranno che scegliere la speranza può essere più doloroso di quello che pensassero, ma che aggrapparsi alla vita e cercare di andare avanti è l’unica soluzione possibile per loro, anche quando significa perdere qualcuno che amano.

Non solo una storia d’amore, ma una storia sul restare umani anche quando tutte le condizioni sembrano impedirlo: Nadia e Saeed devono imparare a costruire la loro relazione giorno per giorno intorno a una tragedia, che rende le persone violente, che le porta a mentire e ingannare, che le vede costrette a rinunciare ad ogni sicurezza e dimenticare la loro quotidianità come l’hanno conosciuta fino a quel momento. Ma è in quello spazio tra il dramma della loro condizione e la scelta di continuare a restare umani prima di tutto, che si trova il vero valore di questa storia.

Teresa Iannotta

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