Muzic: Vengo dalla Luna di Caparezza

[di Alessandra Liscia] Libri, film, documentari contro il razzismo. Ma anche la musica ha dato e dà contributi importanti tra un verso e un altro, tra un colpo di batteria e uno di plettro nella chitarra. Abbiamo l’intenzione di evidenziare, ogni volta che ci è possibile, anche canzoni con testi impegnati, testi che narrano migrazioni e/o che denunciano il razzismo.

Come apripista abbiamo scelto “Vengo dalla Luna” di Caparezza e decidiamo di partire proprio dal testo della canzone per poi analizzare alcuni passaggi di esso. Infine qualche curiosità sul singolo esaminato e un approfondimento sul protagonista di oggi.

Testo: Vengo dalla Luna di Caparezza

Io vengo dalla luna
Che il cielo vi attraversa
E trovo inopportuna
La paura
Per una cultura diversa
Che su di me riversa
La sua follia perversa
Arriva al punto
Che quando mi vede sterza
Vuole mettermi sotto ‘sto signorotto
Che si fa vanto
Del santo attaccato sul cruscotto
Non ha capito che sono disposto
A stare sotto
Solamente quando fotto
(torna al tuo paese sei diverso)
Impossibile vengo dall’universo
La rotta ho perso
Che vuoi che ti dica
Tu sei nato qui
Perché qui ti ha partorito una fica
In che saresti migliore
Fammi il favore compare
Qui non c’è affare che tu possa meritare
Sei confinato
Ma nel tuo stato mentale
Io sono lunatico
E pratico dove cazzo mi pare

Io non sono nero
Io non sono bianco
Io non sono attivo
Io non sono stanco
Io non provengo da nazione alcuna
Io, sì, io vengo dalla luna

Io non sono sano
Io non sono pazzo
Io non sono vero
Io non sono falso
Io non ti porto jella né fortuna
Io, sì, ti porto sulla luna

Io vengo dalla luna
Io vengo dalla luna
Io vengo dalla luna
Io vengo vengo

Ce l’hai con me
Perché ti fotto il lavoro
Perché ti fotto la macchina
O ti fotto la tipa sotto la luna
Cosa vuoi che sia poi
Non è colpa mia
Se la tua donna
Di cognome fa Pompilio come Numa
Dici che sono brutto
Che puzzo come un ratto
Ma sei un coatto
E soprattutto non sei
Paul Newman
Non mi prende che di striscio
La tua fiction
E piscio sul tuo show
Che fila liscio come il Truman
Ho nostalgia della mia luna leggera
Ricordo una sera
Le stelle d’una bandiera ma
Era
Una speranza
Era
Una frontiera
Era
La primavera di una nuova era
Era
(Stupido ti riempiamo di ninnoli da subito
In cambio del tuo stato di libero suddito)
No!
È una proposta inopportuna
Tieniti la terra uomo
Io voglio la luna

Io non sono nero
Io non sono bianco
Io non sono attivo
Io non sono stanco
Io non provengo da nazione alcuna
Io, sì, io vengo dalla luna

Io non sono sano
Io non sono pazzo
Io non sono vero
Io non sono falso
Io non ti porto jella ne fortuna
Io, sì, ti porto sulla luna

Io vengo dalla luna
Io vengo dalla luna
Io vengo dalla luna
Io vengo vengo

Non è stato facile per me
Trovarmi qui
Ospite inatteso
Peso indesiderato arreso
Complici satelliti che
Riflettono un benessere artificiale
Luna sotto la quale parlare d’amore

Scaldati in casa
Davanti al tuo televisore
La verità
Della tua mentalità
È che la fiction sia meglio
Della vita reale
Qui invece è imprevedibile
Qui non è frutto
Di qualcosa già scritto
Su un libro
Che hai già letto tutto
Ma io io io no io io io

Io vengo dalla luna
Io vengo dalla luna
Io vengo dalla luna
Io vengo vengo vengo

Il video della canzone su YouTube

Analisi del testo

Il testo della canzone è alquanto esplicito: Caparezza è un alieno che rinnega certe ristrettezze mentali in voga in alcune persone, persone che temono lo straniero (lo straniero come lo stesso alieno di cui si fa portavoce ed esempio il cantautore) come il peggior nemico e gli riversano contro ogni tipo di colpevolezza.

Ma partiamo con ordine con i versi che ci sembrano fondamentali.

E trovo inopportuna
La paura
Per una cultura diversa
Che su di me riversa
La sua follia perversa
Arriva al punto
Che quando mi vede sterza

In sette brevi versi si evince che il problema più diffuso è “la paura per una cultura diversa“. Quanti di noi, purtroppo spesso, assistono a questo tipo di discriminazione frutto di mera e terrena (per quanto immotivata e insensata) paura? E da qui nasce l’esigenza di creare e fare informazione, far sì che la conoscenza riduca o addirittura elimini la paura. Perché spesso è “l’ignoranza” (nell’accezione più basilare del termine, ossia che si ignora e che quindi non si conosce), unita alla disinformazione, la panacea del razzismo e dell’indifferenza che a loro volta generano paura.

(torna al tuo paese sei diverso)
Impossibile vengo dall’universo
La rotta ho perso
Che vuoi che ti dica
Tu sei nato qui
Perché qui ti ha partorito una fica
In che saresti migliore
Fammi il favore compare
Qui non c’è affare che tu possa meritare
Sei confinato
Ma nel tuo stato mentale

Emblema fondamentale di questi versi è proprio il primo: “torna al tuo paese sei diverso“.
Il non accettare un’altra persona perché diversa. Questo passaggio potrebbe essere declinato a tantissimi altri casi disumani come il bullismo, come l’omofobia, come il femminicidio. Si adatta a tutte quelle terribili problematiche attuali (attuali ma che son sempre esistite, solo che ora se ne parla di più e i mass media danno la giusta attenzione ai vari casi per contrastare questi infelici fenomeni) che ci colpiscono quotidianamente. A me, a te, a tutti noi in quanto cittadini del mondo. E la degna conclusione è appunto che chi ragiona in questo modo, altro non è che confinato nel suo stato mentale.
In sintesi è un individuo limitato.

E poi il ritornello.

Io non sono nero
Io non sono bianco
Io non sono attivo
Io non sono stanco
Io non provengo da nazione alcuna
Io, sì, io vengo dalla luna

Perché siamo tutti alieni e al tempo stesso tutti cittadini del mondo. Nel piccolo siamo stranieri anche solo quando cambiamo città e dunque ci sentiamo tutti “senza nazione alcuna” e affini al nuovo luogo in cui ci confrontiamo e ci mettiamo alla prova. Che sia per motivi di studio, di lavoro, di salute, di piacere (viaggi) e dunque di conoscenza. Siamo cittadini del mondo, sempre e comunque. Senza nazione alcuna, appunto.

Le accuse, quelle così becere che non reggono più:

Ce l’hai con me
Perché ti fotto il lavoro
Perché ti fotto la macchina
O ti fotto la tipa sotto la luna

Pregiudizi e frasi fatte, pronte e buone da rivendere ad ogni occasione. Soprattutto a sproposito in quanto nessuno ci fotte il lavoro. Semplicemente non c’è lavoro da anni per tutti. Salvo cambiare città, regione, stato. E allora si torna al discorso di prima: siamo tutti stranieri, ma siamo tutti cittadini del mondo. Quindi alla fine tutti uguali con le stesse primarie esigenze (famiglia, lavoro, salute, ecc.).

E ancora, giù di banalità che è quasi superfluo analizzare.

Dici che sono brutto
Che puzzo come un ratto
Ma sei un coatto

Si presume siano le stupide accuse che vengono proiettate verso lo straniero. Si commentano da sole, non c’è necessità di scrivere altro.

Il sogno americano dei nostri nonni è palese in una manciata di parole:

Ho nostalgia della mia luna leggera
Ricordo una sera
Le stelle d’una bandiera ma
Era
Una speranza
Era
Una frontiera
Era
La primavera di una nuova era

Che differenza c’è tra i nostri nonni e coloro che cercano a loro volta di inseguire una bandiera che può offrire ai loro occhi una speranza e una primavera di una nuova era?

Vi è un altro passaggio fondamentale che in pochi versi riassume quanto provano le persone che affrontano determinati viaggi e si spostano in un’altra realtà, in un’altra città, paese, stato.

Non è stato facile per me
Trovarmi qui
Ospite inatteso
Peso indesiderato arreso
Complici satelliti che
Riflettono un benessere artificiale

Gli stati apparentemente ricchi sono uno specchietto per le allodole. Gli stati europei “riflettono un benessere artificiale” e loro, coloro che si spostano e che migrano, arrivati qui si sentono ospiti inattesi, sono arresi, si sentono addosso il peso di essere persino indesiderati. Ma voi vi immaginate nei loro panni? Vi mettete nei loro vestiti e nelle loro difficoltà? Siate empatici, immaginatevi voi in un paese che non vi vuole ma che per necessità ci dovete andare per forza.

E qui Caparezza affonda la spada sul male italiano: la televisione, quella popolare (non quella che fa cultura).

Scaldati in casa
Davanti al tuo televisore
La verità
Della tua mentalità
È che la fiction sia meglio
Della vita reale
Qui invece è imprevedibile
Qui non è frutto
Di qualcosa già scritto
Su un libro
Che hai già letto tutto

E punta ancora sull’imprevedibilità di alcune scelte necessarie (come quelle dei migranti che abbandonano la propria terra e la propria famiglia in cerca di un futuro migliore), di alcuni percorsi di vita incerti dall’esito mai scontato.

E il cantante chiude prendendo le distanze da tutto e da tutti asserendo che viene dalla Luna. Forse un essere superiore rispetto alle dicerie della terra, al razzismo, alle accuse e a quell’odio privo di giustificazione che rovina e incattivisce con allenata stupidità il mondo.

Curiosità

Il singolo “Vengo dalla Luna” di Caparezza è uscito il 6 maggio del 2004 e fa parte del suo secondo album “Verità supposte”.

Nel novembre del 2017 i Maneskin hanno fatto un’avvincente cover che ha rilanciato il profondo e impegnato singolo del cantautore pugliese.

Il video con la cover dei Maneskin dal loro account ufficiale di YouTube:

Approfondimenti

Che fine ha fatto Caparezza? Viene ancora dalla Luna?
La risposta la troviamo in un’interessante intervista realizzata da Claudio Biazzetti il 23 settembre del 2018 per il RollingStone.
L’articolo di approfondimento suggerito è: Vengo ancora dalla Luna: intervista a Caparezza.

Alessandra Liscia

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